L’apparenza non inganna. Le cose sono pienamente evidenti per chi ha la grazia di saperle vedere.
Sono i nostri occhi ad essere come rigirati, ricoperti dalla nebbia di un sonno (che ha i nomi del desiderio, del rifiuto, del dolore, dell’abitudine…).
Quella grazia che svela è il distacco. Il distacco non è indifferenza, ma al contrario, una partecipazione assoluta, senza assoggettamento.
Questo cambio di prospettiva cambia tutto, perché significa accorgersi di colpo che il reale non manca di nulla, che solo noi manchiamo, ciecamente, e per niente.
Come in uno di quei sogni in cui si sogna di non riuscire a svegliarsi.
Quale è la coscienza del reale?
Quella che da sveglia sogna di dormire o quella che dormendo sogna di svegliarsi?
Quando le alternative si sgretolano, si vede.