Immagine: Gerolamo Sirena
CONVERSAZIONI DI FUTUROLOGIA EVERSIVA – Da Marzo 2022
MANIFESTO D’INTENTI
Linguaggio. Tutto ciò a cui oggi assistiamo in termini di compressione della vita, di riduzione massiccia di quell’area del possibile in cui da sempre si gioca la partita singolare di ciascuna esistenza, accade poichè vi è stata negli ultimi cinquant’anni una profonda e radicale manipolazione della lingua, dell’habitat da cui sorge e in cui ritorna qualsiasi effetto di senso, ogni organizzazione della vita. Vogliamo dunque porci nell’orizzonte di contribuire a scardinare la meccanica delle parole ameba, del discorso permanente che perseguita il soggetto contemporaneo. E strapparne il tessuto depositando domande come detonatori, emozioni come fuochi accesi sulle ceneri del freddo, comprendere come la manipolazione della lingua, a cui segue quasi sincronicamente un’amministrazione omologante e mortifera della società, ha avuto luogo. Quali strategie, quali morti silenziose nell’architettura sia razionale che spirituale dell’occidente.
Rendere il senso. E’ necessario ripartire dall’incontro, incontro fra saperi, fra comunità, fra individui, senza definirlo a priori, lasciando perciò alla materia umana dell’incontro una certa libertà a pensarsi da sè. Rendere il senso significa considerare il suo effettivo farsi senza predisporlo, controllarlo a tutti i costi, restituendo al legame sociale il suo fondamento intessuto d’inconscio, la sua difficile, controversa, unicità.
Critica. La complessità del mondo contemporaneo – dagli strumenti tecnologici a disposizione di tutti alla politica degli algoritmi, da un’area d’azione del cittadino vincolata alla logica del lockdown alla possibilità di espansione, connessione, della propria mente sul mondo – richiede il sorgere di pensieri critici, di strumenti sempre più precisi e potenti d’analisi, di una comunitaria messa a disposizione di forze intellettuali al fine di non esserne, come individui e come comunità, vittime passive, in quanto non possediamo, ad oggi, una psicologia e una filosofia adeguate a comprendere, a significare la nuova dimensione plurale e connettiva del pensiero.
Educare. E non siamo disposti a rieducarci silenziosamente e in modo non problematico all’appiattimento del soggetto – delle sue maschere e del suo teatro – sulla concezione macchinale e tecnosanitaria dei corpi e degli spiriti, che oggi il discorso del potere propone come se questo fosse un destino e non un’intenzione, un progetto specifico. Dunque una resistenza a ciò, come la costruzione di un rifugio nella carcassa della cultura o nella mente del singolo individuo, non può che passare attraverso l’educazione ad una dissidenza pratica e teorica permanente. Si tratta di prendersi a forza uno spazio per immaginare il futuro, dove il destino confezionato dal pensiero unico può ancora essere ferito dalla destinazione di un desiderio collettivo, dalla sua invenzione.
Etica del sovvertimento. E’ urgente mettere in funzione dispositivi intellettuali e spirituali atti a depistare il pensiero convergente, per indirizzarlo verso i labirinti divergenti in cui avvengono le dispute fondamentali della ragione, e ove si può, se l’audacia riceve il premio della fortuna, essere sorpresi dall’irruzione dell’impensato. Questa esperienza, che può avvenire soltanto alla soglia finale del possibile, di sovvertimento critico del pensiero e della conoscenza a partire da una reiscrizione del sapere sul contemporaneo e di conseguenza su sé stessi, è ciò che si intende condividere in quanto necessità etica e cifra indispensabile da perseguire di questo tempo.
Corpo. La grande ragione. Frontiera e consistenza del reale, tempio vivente dei significanti: ascoltarne e difenderne le istanze proprie contro ogni riduzione ad oggetto. Corpo individuale, corpo collettivo come teatri dell’essere. Dare e prendere corpo, riconoscendo in tale movimento la sorgente più autentica del pensiero e il suo più autentico approdo. Interrogarne le mutazioni, le tentazioni, le oppressioni, le derive, le possibili vie di scampo.
Non-specismo ed ecosofie. Nell’urgenza di ripensare il posizionamento delle specie nel mondo, le relazioni intra e inter-specifiche e con la terra abitata. Necessità di rovesciare ogni legittimazione ideologica del dominio sull’umano e sul non umano, per concepire le possibilità di una universale comunità dei viventi.
Bellezza. Come scacco definitivo ai domìni provinciali dell’ego e dei saperi disciplinari. Il bello come potenza che si impone senza potere. Estetica innanzitutto come poetica dello stare, disarmati, complici con il mistero, con l’incatalogabile, con l’ingovernabile della sproporzione. Riconoscersi testimoni prima e ancor più che autori.
2022, Micaela Ponti Guttieres, Gabriele Dalla Barba, Andrea Menconi, Gerolamo Sirena
IL COLLETTIVO



